Si è tenuta dal 3 al 5 maggio presso Kensington Olympia la 36° edizione del London Wine Fair, la più grande esposizione di produttori di vino provenienti da tutto il mondo, con più di 700 espositori composti da piccoli produttori, cantine sociali, brand industriali, distributori internazionali, raffinati distillatori, geni del packaging. Nel corso dei tre giorni dedicati al Dio Bacco, gli addetti ai lavori hanno avuto l’opportunità di assaggiare le diverse qualità di vini, conoscere in molti casi i proprietari delle aziende, conoscere peculiarità e originalità di ogni cantina, entrare in contatto con il percorso del prodotto, dall’acino d’uva al nettare degli dei. Diversi i workshop organizzati nell’evento, dal seminario del sommelier, all’apprendimento della meteorologia e le annate di raccolta o ancora, come unire il cioccolato al vino e non mancava, come usanza nei migliori quartieri londinesi, uno speak corner, ovvero un microfono su un palchetto per esprimere il proprio pensiero, divulgare il proprio verbo, sapori e dissapori, tutto ovviamente tematicamente titolato al vino.
La bandiera italiana degli enologi era formata dallo zoccolo duro che in U.K. commercia da anni, ma anche da chi, nella sua piccola realtà si sta inserendo nel mercato inglese, dove le richieste anno dopo anno sembrano crescere notevolmente. Nel mio viaggio tra i diversi espositori ho voluto raccogliere qualche testimonianza per capire quali sono le difficoltà di inserimento nel mercato, quali sono le richieste, come i produttori italiani affrontano la grande concorrenza europea e le grandi distribuzioni, quali i costi, quali i vantaggi e quali i loro punti di forza su cui puntano per differenziarsi da altri e in questa giornata a Kensigton dal profumo tutto italiano, ho scoperto giovani forze che hanno investito in aziende vinicole e fermamente credono nell’unicità del prodotto.
Nicoletta Pala – Imprenditrice Az. Audarya (CA)
L’azienda nasce nel 2014 per merito mio Nicoletta di 22 anni e mio fratello Salvatore di 26. Dopo i successi nel nostro territorio e la penisola, un anno fa abbiamo deciso di provare ad entrare nel mercato inglese, questo è il nostro secondo anno al London Wine Fair e se siamo qui è perchè crediamo fermamente nella qualità dei nostri prodotti. L’estero è un mercato importante soprattutto Londra, e questo ci aiuta sicuramente alla crescita della nostra azienda ma soprattuto anche a far conoscere il nostro territorio.
Gli inglesi spesso non fanno differenze nei vini tra regione e regione, li considerano spesso tutti italiani ma poi se gli si spieghiamo le diversità capiscono le differenze di qualità. Il nostro prodotto di punta quest’anno è il Bovale presentato a Vinitaly 2 settimane fa.
Alessandro Marciano – Sales Manager Etiké Vini. (SA)
Proponiamo un prodotto che si differenzia per un packaging diverso e innovativo con etichetta in ceramica, brevettato e venduto in esclusiva da Etikè, un’azienda nata in sicilia nel 2008 che distribuisce in diverse regioni italiane quali Abruzzo, Puglia, Toscana e Veneto. Siamo presenti in 15 paesi nel mondo e ora per la prima volta promuoviamo il prodotto in U.K. Il mercato inglese è molto chiuso e legato alla grande distribuizone, che ha molti vantaggi, ma ha condizioni commerciali non vantaggiose che mettono in dfiicoltà il produttore.
L’unicità del packaging, unita alla qualità del prodotto farà la differenza nello scaffale.
Mara Rebuli – Imprenditrice Az. Agricola Rebuli (TV)
Io sono la moglie di uno dei titolari. E’ un’azienda di famiglia voluta da Angelo negli anni 80 come passione e tradizione più che per mestiere e poi, i tre figli, Mauro come enologo, Paolo come produttore e cura dei vigneti e Gianni nel mercato vendita si sono coinvolti nel progetto ed ampliato l’azienda. Nel mercato inglese siamo presenti da diversi anni tramite piccoli importatori, ma ora vogliamo di piu l’azienda è cresciuta abbiamo 47 ettari di terreno e la potenza per valorizzarci nel mercato estero. Lavoriamo su un prodotto di alta qualita un DOCG in zona DOCG, si aggiunga che siamo in zona Cartiz, quindi un prodotto con un prezzo meno competitivo, puntando così sulla qualità del risultato. Con un prosecco così giochiamo sul fatto che la gente è ormai abituata a bere bene e mangiare bene quindi a voler quel qualcosa di piu che possiamo offrire noi.
Expò manager Az. Agricola Loredan Gasparini (TV)
Seguo l’azienda da vent’anni, da anni siamo sul mercato inglese con ottimi risultati, negli ultimi anni abbiamo avuto qualche alto e basso ma ora vogliamo riacquistare la fiducia. In U.K. il problema è il prezzo, la maggior parte degli inglesi è alla ricerca di un prodotto economico ma deve imparare a capire che bisogna guardare la qualità e questo è spesso è frustrante come produttore. Io personalmente sono anche produttore di Prosecco e quello rappresenta un’appartenenza al territorio con le sue caratteristiche. La territorialità è l’arma vincente per vincere la concorrenza, quindi vanno venduti i prodotti in base alla propria territorialità . Ad esempio noi di Gasparin abbiamo un cabernet vendibile in U.K. perchè gioca sul suo punto di forza che è quello che rappresenta la sua territorialità.
Mario Felice Schwenn – Agente estero Cantina Sociale Clavesana. (CN)
Sono stato produttore per 20 anni presso la Cantina Dievole fino a dieci anni fa.
Mi piacciono le partenze radicali e il non proeoccuparsi dell’immagine ma essere fedele a se stessi è la mia filosofia. Ho portato questa filosofia in questa cantina sociale di 350 famiglie che ha contribuito a farli riconoscere in un unica parola che oggi è scritta sulla monografia di Clavesana e recita: Siamo Dolcetto. Il dolcetto è elementare, così come questo credo in cui si riconoscono 350 famiglie. Senza il dolcetto, il Piemonte enoico non avrebbe saputo come affermarsi in quanto ha finanziato le attese dei grandi vini che hanno dato al Piemonte la sua aurea. Ho iniziato a vendere il vino a Londra porta a porta quando avevo 17 anni e in 33 anni di cose ne sono cambiate, posso dire però di conoscere gli inglesi e oggi quando parlo con un buyer inglese a differenza di un americano o giapponese mi confronto con un colonialista, lo Champagne è nato qui e il Porto pure, sono stati gli inglesi a creare questo grande business, sono saggi e padroni del mondo, i brand italiani li hanno creati loro, sono dei buyer molto competenti. I consumatori hanno sempre avuto una grande scelta di tutto a tutti livelli, ma quello che noto a differenza di una decina di anni fa è che oggi c’è molta offerta monotona e a qualità bassa. I punti di forza del vino piemontese e sporattutto del Dolcetto sono la sua piemonitesità, è un vino terroir viene dalla cote d’or italiana la zona piu terroiristica d’Italia che sono le Langhe. Tutto il valore del terroir a un prezzo democratico quindi un vino terra terra ma con un elevatura da Dolcetto cui piace stare in alto, quindi un vino che puo piu di altri fare una cosa che gli inglesi chiamano over the level. It doesn’t just the level, over the level.
Lorenzo Gatteschi – Podere Ciona
Abbiamo iniziato nel 1997 con un piccolo ettaro di vigna vecchia che poi abbiamo ripiantato tra il 1999 e il 2003. Attualmente abbiamo 5 ettari di vigna con una piccola produzione di 30mila bottiglie l’anno
La nostra filosofia aziendale è di fare il vino in vigna con una selezione nei campi chicco per chicco in modo che il sugo nei tini sia il più pulito possibile e questo ci permette di intervenire il meno possibile in cantina e offrire un vino più genuino.
Piu si lavora in vigna meno si fa in cantina e lo scopo è quello di fare dei vini che rappresentino il territorio, che siano caratteristici e tipici. Noi facciamo solo riserva chianti classico se le uve non sono di qulita sufficenti le imbottigliamo come giovane IGT a base di Sangiovese. Il mio preferito è il Supertoscano a base Merlot con un po di Alicante ed è un vino che permette di esprimersi come creatori artistici.
Il mercato U.K. è duro ma è un mercato che il vino lo conosce bene, io ho buone possibilità in questo mercato perché faccio vini di lunga vita per invecchiamento, quindi in U.K. i vini vecchi piacciono e le bottiglie 2008/2009 si vendono bene. Di uva gli inglesi ne bevono tanta.
Sofia Rigolli – Az. Agricola Il Casello
L’azienda agricola nasce dalla passione di mio nonno negli anni 50, tramandata così a mio a mio padre ed ora a me.
Il nostro vino è conosciuto nella zona Piacenza/Parma e in buona parte del Nord Italia dove c’è un network di persone che lo apprezza nei bar e ristoranti.
Per avere un’azienda di successo devi partire dalla rete di vendita e poi arrivare al prodotto, la nostra è una azienda agricola di produzione familiare, parte dalla vite e arriva al vino, ma necessita di tanto lavoro come distribuzione e marketing, per questo devi avere un prodotto unico e particolare che lasci qualcosa ha chi l’ha bevuto. Siamo nel mercato inglese da quattro anni, negli ultimi anni c’è stato un cambiamento di trend verso quello che è il vino rosso mosso, che è la nostra bandiera e siamo qui per proporre il nostro Gutturnio frizzante superiore e riserva.
Oggi ci sono milioni di aziende da tutto il mondo con cui combattere, la prossima sarà la Georgia e il numero delle cantine che offrono vini interessanti a prezzi competitivi è una minaccia. A livello microscopico devi affrontare le difficoltà della burocrazia sia come vino che come brand, come storia, come azienda ed è difficile, perché negli ultimi anni il vino è considerato come bene di utilizzo veloce ovvero ci si affeziona ma si vuole provare comunque qualcosa di nuovo subito dopo ed è difficile trovare un rapporto continuativo con i consumatori, così come è difficile trovare un mercato stabile per una azienda piccola con un budget limitato. Poi ci sono delle accise improtanti in U.K. ad esempio gli ultimi dati parlano di circa uno o due pound a bottilgia, quindi per una bottiglia che esce a franco cantina a 6 euro è ammissibile, ma se al supermercato prendi una bottigli a tre pound, con 2 pound di accise è bene che cominci a chiederti cosa stai bevendo.
Ecco il video dell’intervista
Nelle parole di produttori ed agenti quel che ne è emerso è che l’eccellenza italiana anche questa volta ha le sue soddisfazioni e per combattere tra le migliaia di concorrenze il punto forza non solo sta nel prezzo, arma vincente per affrontare il pubblico inglese, ma soprattutto nella sua territorialità. L’Italia, con le sue diversità climatiche ha l’opportunità di produrre vini sicuramente pregiati e con peculiarità distinte da regione a regione e offrire prodotti eccellenti, anche se spesso questo implica un imposizione tariffaria che non spaventa di sicuro l’acquirente con un target di clientela sicuramente esigente. E se anche la birra, tanto amata nei pub il friday night, ha una massiva richiesta nel territorio inglese, nulla è discutibile davanti a un ottimo bicchiere di vino, soprattutto se italiano e se capace di dimostrare le proprie qualità territoriali.
Martino Serra