Un giornalista italiano a Londra: intervista a Michele!

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Intervista al giovane giornalista Michele Teodori, nuovo collaboratore di ItalianiLondra.net che presto arricchirà i contenuti del nostro blog con nuovi articoli di qualità direttamente dal cuore della City.

Michele ha 26 anni, è originario di Firenze e dopo aver ottenuto la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali si trova ora a Londra per frequentare un Master in Giornalismo e al contempo lavorare come giornalista freelance.

Sul suo blog personale http://www.carocollaboratore.blogspot.ie/ potrete trovare, come lui stesso scrive, “racconti brevi, inizi smozzicati e pretesti di narrazione“: merita una visita!

  1. Ciao Michele, ci puoi spiegare in che cosa consiste la tua attuale avventura londinese? Come hai avuto questa opportunità?

Ho sempre voluto studiare a Londra per migliorare l’inglese e vivere in una metropoli famosa per il suo melting pot. Dopo aver concluso i miei studi in Italia mi sono messo su internet alla ricerca di un Master che potesse offrirmi un profilo professionale ben definito. Ho trovato che il giornalismo fosse la mia strada. Due più due ha fatto quattro e mi sono messo su un volo per Londra.


2.
Quanto è importante per uno studente italiano all’estero la conoscenza della lingua inglese? Che consigli potresti dare, in base alla tua esperienza, da questo punto di vista?

È difficile capire quanto sia necessario immergersi in un ambiente anglofono per imparare bene la lingua. Sono arrivato pensando di sapermela cavare bene, ma dopo qualche settimana il cervello mi è andato in crash. Quando ero stanco non riuscivo nemmeno più a dire cose banali, come “Il gatto è sul tavolo” –sebbene non abbia mai avuto bisogno di dirlo- o “Mi presti una penna”. Ma di lì a poco sono riuscito a migliorare molto. La frustrazione di non sapere come chiamare gli oggetti intorno a me e doverli indicare col dito è passata. Ci vuole tempo, ma poi i risultati arrivano. 


3.
Londra da vivere: quali sono i lati positivi e quelli negativi della City, quali le prime difficoltà e come sei riuscito a risolverle?

Londra, per come l’ho vissuta io, è una città meravigliosa se hai voglia di metterti in gioco e dare il meglio di te. Se sei in cerca di opportunità, di lavorare sodo, di mettere insieme i pezzi di un progetto che non ha mai preso forma perché eri troppo pigro o distratto da altro. Qui si lavora a fondo su tutto. E il problema è proprio questo: è difficile rilassarsi e staccare da una frenesia lavorativa che a volte ti manda su di giri la testa, tanto da desiderare immergerla in un lavandino pieno d’acqua per raffreddare il motore. L’impatto con i ritmi di vita che si tengono qua è molto forte, soprattutto venendo dall’Italia, dove abbiamo sicuramente il pregio di saper dare un tempo giusto a tutte le cose. La soluzione come sempre è aprirsi a nuove conoscenze e costruire pezzo dopo pezzo un ambiente casalingo, affettivo e lavorativo che sia più familiare possibile.


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. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a studiare fuori dall’Italia? Pensi di aver fatto una scelta giusta? E perché?

Per una volta andrò fuori dalla narrazione mainstream del giovane talentuoso fuggito all’estero perché poco considerato in patria. Fermo restando che questa considerazione rimane uno dei motivi, quello che mi ha spinto fuori dall’Italia è stata principalmente la curiosità di vivere “altrove”. Per me andarsene è stato più un privilegio che una stretta necessità, un’opportunità più che una costrizione. Credo che la scelta di lasciare “casa”, nel caso venga fatta per questi motivi, sia sempre giusta nell’arco dei vent’anni. Mi sembra che Renzo Piano in un’intervista abbia sottolineato quanto sia importante che i giovani italiani partano e vivano all’estero, tutto nell’ottica di poter tornare un giorno e dare il proprio contributo per cambiare davvero le cose. Io mi pongo in questo filone di pensiero.


5.
Il mondo dell’insegnamento e dell’istruzione all’estero: in che modo è diverso da quello italiano? Quali sono le tue opinioni a riguardo?

Sono due mondi molto diversi e avere la fortuna di poter sfruttare i pregi di entrambi è molto importante. In Italia si da molta importanza all’aspetto teorico delle materie, non si affronta un argomento senza aver fatto le necessarie premesse che permettano di contestualizzarlo. Si da in generale molta importanza alla visione d’insieme. Forse troppa. Passare un mese intero a studiare l’introduzione al pensiero di Kant è molto bello, ma risulta abbastanza fine a sé stesso se poi non so come applicare la dialettica kantiana nella mia vita. Qui invece si arriva subito al punto e lo si affronta ragionandoci sopra nell’immediato, cercando di assimilare i concetti con il procedimento contrario: dal particolare al generale. Sicuramente si acquisisce una maggiore praticità e capacità di concretizzare meglio gli insegnamenti, anche per un’applicazione nell’ambito lavorativo. Per farti un esempio dal mio Master: prima di dirci come si scrive un articolo, come si trova una notizia, che cos’è una storia degna di andare sui giornali… per prima cosa ci hanno buttato in strada chiedendoci di tornare dopo due ore con una notizia. Ovviamente molti di noi –me compreso- hanno fallito, ma serviva solo a capire di quali strumenti si ha bisogno prima ancora di iniziare a usarli. 


6.
Cosa ti manca dell’Italia e cosa ti mancherà di Londra, se un giorno la lascerai?

Dell’Italia? Risposta stupida: il cibo e il clima. La cucina e il sole. Risposta meno stupida: tutto. Forse di Londra mi mancheranno le opportunità, e il modo vulcanico in cui lavora il mio cervello in questo contesto. Spero di lasciarla per un’opportunità che sono riuscito a crearmi stando qui. Ma non voglio pensarci molto, mi sento come fossi appena arrivato.

Luca Cattaneo

 

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