Negli ultimi tempi a Londra si è parlato tantissimo dello “scandalo degli hamburger“.
Non c’è giornale o televisione del Regno Unito che non abbia trattato l’argomento delle recenti analisi che hanno individuato tracce di carne equina e suina in diversi prodotti distribuiti con il marchio di “carne bovina al 100%“.
Nello specifico, il primo scandalo ha travolto alcune catene di supermercati britanniche a metà del mese scorso, gennaio 2013. Durante un controllo di routine, alcuni ispettori sanitari hanno rinvenuto tracce di carne equina e suina negli hamburger surgelati messi in vendita anche da Tesco, uno dei marchi di distribuzione più famosi in UK e Irlanda.
Analizzando 27 campioni di hamburger, selezionati da due stabilimenti in Irlanda che sono tra i fornitori di diverse catene di supermercati britanniche, gli ispettori hanno riscontrato tracce di carne di cavallo nel 37% dei casi e di maiale nell’85%.
In alcuni casi il contenuto di carne non bovina arrivava ad un terzo del prodotto!
La notizia ha scatenato una tempesta mediatica a livello continentale, gli hamburger incriminati sono stati ritirati dal mercato tra l’indignazione dei consumatori. Nei Paesi di influsso anglosassone non è infatti comune mangiare carne di cavallo. I prodotti equini vengono visti da molti come una sorta di tabù. Una forte reazione è giunta anche dalle diverse comunità che non possono consumare carne suina per motivi religiosi.
In seguito, oltre agli hamburger, anche alcuni pasticci di carne e lasagne sono risultati positivi al test per riscontrare la presenza di carne di maiale. Ma pare che l’origine della contraffazione fosse da rintracciarsi oltremanica, presso alcuni produttori olandesi con pochi scrupoli.
Più recente, ma sullo stesso livello, lo scandalo delle lasagne Findus vendute in UK e confezionate in Francia dal produttore Comigel.
La presenza di carne equina rilevata si aggirava dal 60 al 100%!
La Findus ha ritirato tutti i prodotti del fornitore in questione, scusandosi con i propri clienti.
Ma perché i produttori usano carne equina e suina invece di quella bovina prevista dall’etichetta? Per una mera questione economica. La carne di cavallo costa infatti ai produttori un quarto rispetto a quella di mucca.
I consumatori si chiedono se ci siano rischi per la salute. Pare di no, ma si intensificano i controlli per assicurarsi che le carni equine in questione non contenessero tracce di fenibutazone, un farmaco comunemente usato per curare i cavalli che è bandito dalla somministrazione umana.
In Italia la Findus ha voluto precisare che “non sussiste alcun collegamento tra il marchio Findus commercializzato in Italia ed il marchio Findus commercializzato in UK e nel resto d’Europa“.
Luca Cattaneo