Abbiamo intervistato Mauro Salvo, nato in Germania il nell’82 e cresciuto a Forno di Zoldo (stupendo paesino dell’Italia del nord), partito per Londra alla fine del 2009 all’età di ventisette anni.
- Come mai hai deciso di lasciare l’Italia?
La scelta non è stata facile, ma avevo soprattutto voglia di cambiare, di esplorare il mondo e vedere cose nuove. Fare una specie di Erasmus.
Allo stesso tempo non ero pienamente soddisfatto del lavoro che facevo e volevo imparare l’inglese per ampliare le mie possibilità lavorative.
Infine ha giocato un ruolo non poco importante la mia voglia di mettermi alla prova, di vivere da solo e imparare a districarmi bene in situazioni difficili.
- Pensi di aver lasciato l’Italia relativamente tardi?
C’è più tempo che vita.
Non penso di aver cominciato quest’esperienza tardi, ma tutto è relativo. Non credo che ha giocare un ruolo importante sia l’età, ma piuttosto la tua situazione sociale, mi spiego: ho coetanei che a 27 anni avevano già una famiglia, dei figli e un lavoro che li soddisfaceva. E’ chiaro che trovandosi in una situazione come questa sarebbe stato effettivamente tardi per partire.
Ma nel mio caso, dal momento che non avevo né famiglia né figli e nemmeno un lavoro gratificante, non credo di essere partito tardi.
- Raccontaci più nello specifico cosa ti sei trovato ad affrontare in questo “nuovo” Paese e che cos’hai fatto: studiato, lavorato?
Qualche mese prima di partire per quest’avventura ho cominciato a preparami frequentando un corso d’inglese per principianti ed esplorando qualche sito internet per trovare una stanza. Arrivato a Londra mi sono affidato alle conoscenze di un mio amico, il quale era lì già da qualche tempo. Grazie al suo aiuto ho trovato senza troppe difficoltà una stanza per dormire in una casa condivisa (cosa molto comune a Londra).
Il problema più grande è stato la lingua. Nonostante il corso che avevo affrontato a Forno di Zoldo, ho trovato abbastanza difficile, non tanto esprimermi e farmi capire, quanto piuttosto comprendere cosa diceva la gente! Per superare questo ostacolo ho ricercato vari corsi di lingua GRATUITI. Li ho trovati senza tanti problemi e posso affermare con sicurezza che questi corsi mi hanno aiutato moltissimo: non solo ho imparato la lingua ma ho anche potuto socializzare molto; ho stretto tante amicizie con persone con cui comunicavo senza difficoltà, essendo loro al mio stesso livello di inglese.
Come passo successivo, una volta imparato le basi dell’inglese dopo circa due settimane, mi sono messo alla ricerca di un lavoro che ho trovato quasi subito in un ristorante italiano.
Ho continuato per tutto il mio soggiorno in Inghilterra a studiare l’inglese per conto mio e con l’aiuto di questi corsi gratuiti. Ho cambiato diversi lavori che mi hanno consentito di pagarmi per intero questa avventura.
Dopo un anno e mezzo, prima di lasciare Londra, ho ottenuto il FCE (First Certificate in English).
- Puoi esporci la tua opinione riguardo le disponibilità di lavoro e appartamenti a Londra? E circa il costo della vita cosa ne pensi?
Per quanto mi riguarda, posso dire che la disponibilità di lavoro a Londra dipende molto da che tipo d’impiego cerchi. Se come me ti accontenti di un “lavoretto” per pagarti le spese e sopravvivere, è abbastanza semplice trovare qualcosa, a patto che tu sappia un minimo di inglese e sia disposto ad adattarti a orari schifosi e a una paga da fame.
Se invece cerchi qualcosa di stabile e dignitoso credo che le cose si complichino, ma non posso rispondere con certezza dal momento che io non ho mai cercato qualcosa del genere.
Parlando di appartamenti posso dire che io l’ho trovato abbastanza facilmente, ma bisogna dire che i prezzi sono spesso esagerati. Per trovare qualcosa di corretto dal punto di vista di qualità-prezzo bisogna cercare con insistenza. Avere conoscenze aiuta molto.
Il costo della vita è più alto che in Italia, ma le paghe sono adeguate essendo anch’esse maggiori rispetto a quelle presenti in Italia. Lo stato inglese applica un salario minimo che consente a tutti di sopravvivere. Va sottolineato che, per quanto riguarda tutti gli incartamenti burocratici, le cose a Londra sono molto più semplici e veloci che in Italia.
Io lavoravo 45 ore alla settimana e guadagnavo circa 270 sterline alla settimana, di cui ne spendevo 90 per pagarmi l’affitto e 30 per pagarmi l’abbonamento della metropolitana. Il resto era destinato al mangiare e al bere (al bere soprattutto ahah).
- E degli inglesi cosa ne pensi?
In un anno e mezzo a Londra devo dire sinceramente che non ho conosciuto molti inglesi, ma ho potuto constatare che sono delle persone molto riservate in generale ma tutto cambia nel pub quando sei seduto con loro a bere una birra. In queste occasioni tutti sono amici di tutti ed è molto facile socializzare e divertirsi.
- Cosa ti manca invece dell’Italia e di tutto quel che hai lasciato lì?
Degli Italia mi manca un po’ la cultura del vivere bene, come per esempio prendersi il tempo di mangiare a mezzogiorno in famiglia. La cosa che però mi manca di più in assoluto sono i miei amici. E ora che non vivo più a Forno di Zoldo(paesino in cui son cresciuto) mi rendo conto del paesaggio che in realtà abbiamo: è veramente eccezionale il quel paesino e tutto ciò che gli sta attorno, è un peccato che non riusciamo a valorizzarlo
- Quali sono i consigli che daresti a chi è indeciso se partire o rimanere in Italia?
A chi è indeciso consiglio di ben riflettere e capire cosa pensano di ricavare da un’esperienza di questo genere, poiché non è facile trovarsi soli in un paese straniero soprattutto se non conosci la lingua. Ho conosciuto moltissime persone che sono rientrate a casa appena dopo qualche mese perché non sono riuscite ad ambientarsi e si sono sentite sole.
In generale è un’esperienza che consiglio a tutti. Quest’avventura a me è piaciuta oltremisura, mi ha fatto crescere non poco e mi ha aperto la mente.
Per quanto riguarda le questioni pratiche, consiglio di frequentare qualche corso d’inglese prima di partire e mettere da parte qualche soldino. A me sono serviti circa duemila euro per i primi mesi nei quali guadagnare è difficile.
Marco Campo Bagatin