Valentina e Giorgio sono una coppia di ragazzi italiani (per la precisione lombardi) che vive e lavora in Inghilterra.
Lei viene da Lecco, la città dei “Promessi Sposi“, ha 26 anni ed è medico di professione. Lui, di orgogliose origini bergamasche, lavora come docente/ricercatore presso l’Università di Lincoln ed ammette (non senza qualche auto-ironica esitazione!) di avere 30 anni.
Ecco a voi la loro double-interview!
- Ciao ragazzi, quali sono i motivi che vi hanno spinto a lasciare l’Italia?
V: Ho sempre desiderato fare un’esperienza di studio/lavoro all’estero.
Ho conosciuto alcuni medici che hanno speso parte della loro carriera lavorativa all’estero e ho visto come questo ne ha accresciuto la professionalità. Inoltre volevo avere la possibilità di cominciare da zero in un’altra specialità. Mentre in Italia i neo-laureati medici sono legati all’argomento di tesi nella scelta della specializzazione, all’estero non è così. Vi è più meritocrazia e più onestà nel premiare il lavoro delle persone.
G: Tanti! In UK mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato come docente all’università (in Italia potevo fossilizzarmi). Ho diverse competenze sul nucleare e dopo il referendum dell’anno scorso in Italia non le avrei potute applicare al 100%. Ma soprattutto ero stanco delle “Italianate”: volevo un mercato del lavoro trasparente, un paese che avesse il coraggio di parlare coerentemente di diritti e doveri, un paese dopo i ragazzi non stanno attaccati alla casa di papà e mamma fino a 30 anni, ma hanno il coraggio di uscire di casa, in case comuni, a 20 anni facendo lavoretti. Volevo un Paese dove si premia il merito, con una classe politica (e non solo) più onesta e dove la sostanza delle cose conta più dell’apparenza e dei grandi discorsi filosofici e retorici. In parole povere un Paese più giusto con persone più responsabili. Ad esempio ho un collega di 26 anni (bravissimo, ha già finito il dottorato e ha fior di pubblicazioni internazionali) che da settembre avrà il suo corso all’università come docente: ha scavalcato gente di 40-50 anni! Impensabile in Italia. Qui non è l’anzianità a fare merito, ma le capacità e la voglia di lavorare.
- Quali basi vi eravate costruiti in Inghilterra prima della partenza, e in che modo?
V: Avevamo verificato la validità e la spendibilità della mia laurea in Inghilterra. Quando a Giorgio è stato offerto il posto siamo venuti a vedere la città e ho chiesto informazioni alle risorse umane dell’ospedale. Mi hanno indirizzato verso un internato di formazione gratuito di 2-3 mesi per imparare la terminologia e le loro procedure. Ovviamente ho accettato e il fatto di avere lo stipendio di Giorgio sicuro in quel periodo è stato molto utile. A luglio ho fatto poi la selezione ed il colloquio per un contratto di un anno e ho iniziato a lavorare l’1 agosto. Qui l’organizzazione è fantastica e sono riuscita a gestire gran parte della burocrazia dall’Italia (eccezion fatta per l’idoneità al tirocinio per cui hanno verificato la validità di tutte le mie vaccinazioni e somministrato i dovuti richiami e il controllo dei precedenti penali). Ho inviato i documenti cartacei per l’iscrizione al loro ordine e mi hanno dato l’iscrizione in 1 settimana dall’invio (in Italia ci ho messo 2 mesi e mezzo e li ho portati a mano…).
G: Avevo vinto il concorso da docente, quindi eravamo sicuri del mio stipendio, mentre avevamo verificato che anche Vale potesse lavorare con soddisfazione come medico. Nulla più. Non conoscevamo nessuno in città. Però non è stato difficile cominciare, l’organizzazione qua è eccellente e le informazioni molto chiare. C’è una gran professionalità.
- Il lavoro: di cosa vi occupate in Inghilterra e in quali modi il mondo professionale (nel vostro settore specifico o in generale) è diverso di quello italiano?
V: In Italia ero nel limbo tra la fine dell’università e l’inizio della specialità. Avevo 3 lavori part-time extra-ospedalieri (soprattutto notti e weekend), nessuna supervisione e nessuno a cui rivolgermi in caso di dubbi sulla gestione di un paziente. Sarei entrata direttamente in specialità ma con la riduzione dei posti disponibili probabilmente avrei dovuto aspettare almeno un altro anno. Qui devo fare almeno un altro anno di formazione post-laurea prima della specialità con 3 differenti specialità in ambito ospedaliero. Questo è sicuramente molto utile in quanto mi permette di avere esperienze di reparto in altre specialità e di accrescere le mie competenze. In più ho regolari lezioni e anche se ho dei turni serali in cui mi trovo ad essere il solo medico per 3 o più reparti ho comunque in ospedale 2-3 medici più esperti disponibili per qualsiasi dubbio o emergenza.
G: Vendendo in Inghilterra ho “fatto il salto”, sono passato da assistente di un prof. (al Politecnico di Milano) a docente per conto mio! Qua faccio ricerca e insegno all’università di Lincoln. Insegno Ingegneria Industriale e faccio ricerca sui miei temi che già sviluppavo a Milano: gestione dei grandi progetti, aspetti economici/strategici nucleare e la sostenibilità in ambito industriale. Lasciando il politecnico di Milano e venendo in quest’Università più piccola ho più spazi di manovra. Se poi partono i progetti con l’industria nucleare inglese, beh, ci sarà davvero molto da fare!
- La casa: come avete trovato un alloggio adatto alle vostre esigenze? Quali sono state le difficoltà e come le avete superate?
V: In realtà ho demandato all’ingegnere gestionale (Giorgio, ndr!) la logistica degli spostamenti! Scherzi a parte, lui ha cambiato numerose case negli ultimi anni e sicuramente aveva più esperienza di me nel scegliere una casa. Infatti la casa in condivisione in cui siamo adesso è davvero bellissima e a 20 minuti a piedi dall’ospedale … notevole miglioramento rispetto alle interminabili code sulla SS36 per andare a Monza! Ora stiamo cercando una casa tutta nostra (così potremo ospitare anche gli amici quando verranno a trovarci).
G: Dopo aver cambiato 6 case negli ultimi 5 anni passando da Bergamo, USA, Milano, Finlandia, Milano, Bergamo un po’ di esperienza l’avevo. Ho trovato sul sito dell’università l’annuncio per un appartamento in condivisione in una zona a metà strada da università e ospedale di Vale. Qualche scambio di email e foto e quando siamo arrivati era tutto pronto. In 15-20 minuti a piedi siamo entrambi al lavoro. Trovare “la prima casa” non è stato affatto un problema, ora cerchiamo, con tutta calma, un appartamento solo per noi… Dove ospitare tutti gli amici che ci verranno a trovare!!!
- Per quanto riguarda il futuro, pensate che resterà “fish and chips” o tornerà ad essere “spaghetti e mandolino”? Perché?
V: Sicuramente resterò in Inghilterra fino alla fine dei miei studi ovvero ancora 5 anni minimo. Probabilmente per fare questo dovrò trasferirmi in altre città ma sono sicura che sarà una bella esperienza. Mi manca la mia famiglia e miei amici ma mi trovo davvero bene qui. Non so se torneremo in Italia. E’ una decisione che dovremo prendere insieme … una volta specializzata posso lavorare quasi ovunque …
G: Beh, considerate le prospettive di Vale di sicuro si starà qua per qualche anno. Magari non a Lincoln, ma in altre città, di sicuro in UK. Se poi il programma nucleare parte come sembra le prospettive sono davvero interessanti! Però vediamo… E tra il “fish and chips” e “spaghetti e mandolino” ci sono tanti alti Paesi… un pezzo del mio cure è rimasto a “stelle e strisce”!
- Che consiglio daresti ad una coppia come voi che vorrebbe trasferirsi nel Regno Unito?
V: E’ una bella esperienza e la consiglio. Ovviamente all’inizio non è facile ma le persone sono davvero molto gentili e disponibili. Sono molto corrette e accolgono a braccia aperte gli stranieri. Riconoscono le capacità della persona indipendentemente dalla Nazione di provenienza e non è necessario essere “amici di amici” o raccomandati per essere assunti. Se avete voglia di sfide, di mettervi in gioco e di un ambiente cosmopolita e stimolante l’Inghilterra è il Paese giusto.
G: Ne vale assolutamente la pena! Se avete voglia di lavorare e sapete fare un lavoro utile a qualcuno. Qua non interessano tanto i titoli, i grandi master o diplomi… ma sapere parlare Inglese “davvero” e saper fare un mestiere che sia utile, dall’ingegnere al cuoco, riparatore di caldaie, cameriere, medico, panettiere, programmatore, interprete ecc… si bada alla sostanza, ti chiedono “tu cosa sai fare?” “come ce lo dimostri?”. I love it!
Ringraziando Valentina e Giorgio per la simpatia e la disponibilità dimostrata, gli facciamo un enorme “in bocca al lupo” per il loro futuro, ovunque esso sarà!
Luca Cattaneo