Italian Supper Club – La storia di Toto, dieci anni a Londra, un master, poi l’impresa.

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C’è una Londra italiana che ha qualcosa in più, qualcosa che va oltre le foto del Big Bang, il selfie con lo sfondo del Tower Bridge, la visita alla National Gallery o il portachiavi con inciso Piccadilly. C’è una Londra italiana che è fatta di chi Londra non la vive di passaggio, ma di chi sventola la bandiera italiana come segno di distinzione,  con la consapevolezza che il tricolore  professa qualità, un vessillo che per gli inglesi  vale a dire garanzia.

La Londra dei fast-food, del sushi giapponese, dei roll vietnamiti, del burrito messicano, del Gozlem turco, del falafel arabo, del pollo tandoori indiano e aggiungetene voi, tanto qui a Londra ci sono, al passar della cucina italiana, stende il tappeto e riserva sempre un posto in prima fila.

I portavoce dell’orgoglio tricolore sono Toto e Silvio, titolari fondatori di Italian Supper Club, che hanno dato alla cucina italiana, nella città londinese, quel tocco di personalità, di cui sono da sempre alla ricerca per i momenti più speciali, i Londoners.

Un Supper Club è un team di esperti nella cucina, che organizza feste private o eventi, in una location scelta da loro o scelta dal cliente e che in molti casi può essere anche la propria abitazione (e sono molti i clienti a cui piace farsi venire a cucinare in casa propria) che si preoccupa di tutto, dal consigliare il menù, rigorosamente italiano secondo i prodotti di stagione migliori, alla preparazione dei piatti nelle quattro portate, alla scelta del vino che meglio può accompagnare le pietanze, alla preparazione del dessert, al servizio al tavolo, alla fornitura delle suppellettili della cucina, compresi piatti, posate e bicchieri se necessario, al rassettare la cucina, lasciandola così in ordine, come è stata trovata prima della festa.

La storia di Toto ha un percorso curioso, diverso da quello dell’italiano medio che emigra in cerca di un futuro migliore, ma è forse proprio l’originalità e soprattutto, il saper nutrire le proprie passioni, che portano alla realizzazione del proprio successo e quello che mi ha colpito nella sua storia è stato scoprire che, nonostante Toto fosse sistemato con un ottimo lavoro, guadagnatosi dopo anni di studio e di impegno, un bel giorno succede qualcosa che lo porterà a rivoluzionare tutto.

Toto, 34 anni di Milano ha lasciato l’Italia nel 2005 per trasferirsi a Londra a studiare e ottenere un master in politiche ambientali, un campo che lo vedrà impegnato nel proprio lavoro con passione per otto anni, finchè un giorno, forse la monotonia del lavoro, forse la difficoltà d’espressione personale portata da alcuni mestieri metodici, si avvicina alla culinaria e si iscrive ad un corso di cucina.

Il corso di cucina lo aveva portato a professionalizzarsi in materia e per sperimentare i suoi progressi, inizia a organizzare cene tra amici, dove Silvio, un amico di Milano ma conosciuto a Londra, con cui condivideva la passione per il vino e la cucina, curava la selezione dei vini e Toto, nella preparazione artigianale della pasta, o nello sperimentare nuove ricette, si indaffarava in cucina.

Da quelle cene tra amici, nasce la voglia di andare oltre, di provare a mettersi in gioco con qualcosa di diverso e ricercato in una città difficile, ma dalle milioni di opportunità, come è Londra e due anni fa, viene l’idea di collaborare insieme e fondare così l’Italian Supper Club, oggi punto di riferimento per particolari cene di coppie che vogliono una serata diversa dalle altre, amici che organizzano una festa in casa, aziende che si riuniscono a festeggiare un evento in location originali, come vecchi cinema, locali in disuso, vecchi magazzini e se è il caso, a disposizione, c’è anche casa di Toto.

Le opportunità di cambiare la propria vita a Londra ci sono, ma bisogna scrollarsi di dosso lo stereotipo societario italiano e forse per molti, che sono solo capaci a lamentarsi della propria condizione e non fanno nulla per migliorarla, sarebbe necessario leggere le storie delle esperienze d’altri, di chi a cambiare ci ha provato davvero.

C’è una frase di Toto che mi fatto capire davvero tanto la versatilità della città londinese, ma soprattutto di questa scelta nel suo cambiamento di vita e che può essere da esempio per molti di quelli che stanno fermi con il motore acceso: “..ho cominciato ad avvicinarmi alla cucina perché sentivo che ne avevo bisogno, che al meglio rispecchiava la persona che veramente sono. Vivere in una società dove il cambiamento e il punto di rottura sono sempre visti come un’opportunità, mi ha sicuramente reso meno difficile il trapasso”.

Avevo sentito parlare di Italian Supper Club da alcuni amici un pomeriggio in cui con nostalgia si disquisiva sul cibo italiano e, affamato sul tema e soprattutto incuriosito dall’originale storia di Toto, non volevo lasciarmi sfuggire l’occasione di annoverare la pagina del nostro blog di una storia come la sua;  da tempo provavo a prendere un appuntamento con Toto, però si sa, Londra spesso è maldestra e con la sua volubilità, gli orari stressanti, la continua evoluzione giornaliera, rivoluzona di continuo i piani in agenda, così, finalmente, l’ultimo sabato di marzo sapevo che il team Italian Supper Club sarebbe stato di servizio per un evento privato di una nota marca di birra al 41 Portland Place, un signorile palazzo da conferenze della seconda metà del settecento, rimasto in piedi nei bombardamenti della seconda guerra mondiale, oggi casa di “Academy of Medical Science” tra Regent’s Park e Great Portland Street.

Era un tiepido pomeriggio di primavera, la giornata prometteva davvero bene con i suoi sedici gradi e la gradita presenza del sole. Sentivo era la giornata giusta per conoscerci, mi vestii a modo e mi presentai alla porta dell’antico palazzo chiedendo, con il mio inglese piuttosto discutibile, di poter accedere alle cucine, domandando di Toto.

 

 

Quale è stato il tuo primo lavoro a Londra?

Sono arrivato per studiare nel 2005 alla Londo School of Economics e ho preso un master in politiche ambientali,  e ho lavorato per sette anni in un piccolo centro di ricerche e consulenza ambientale.

Poi ho fatto un corso di cucina, qui a Londra, molto interessante, dove ho anche conosciuto Tom, uno dei ragazzi del nostro team SupperClub e senza voler voltare le spalle al mio lavoro, mi sono appassionato di questo mondo, tentevero che ancora adesso, due o tre volte la settimana ancora presto servizio nella consulenza delle politiche ambientali.

 

 

Se fossi tornato in Italia dopo il master, credi avresti avuto la possibilità di scoprirti chef e rivoluzionare così la tua vita?

Non si tratta di possibilità in realtà, perché quelle le puoi trovare dovunque, si tratta di spirito, e non so se in Italia avrei avuto occasioni per vivacizzare questo spirito. Qui in Inghilterra ho una propensione a pensare sempre a qualcosa di nuovo, la condizione sociale e burocratica ti permette sempre di provare nuove esperienze, puoi provare ad aprire un attività e se non va bene puoi chiuderla. E’ questa politica che fa dell’Inghilterra un paese dove sviluppare al meglio il business e la crescita delle imprese. Ci sono circa tre milioni di aziende in Inghilterra, un numero spropositato.

 

 

Quali sono i vantaggi a scegliere voi piuttosto che andare al ristorante?

Noi cerchiamo di offrire una esperienza unica, puntiamo molto sulla nostra italianità, verace e sincera, ad un pubblico affamato della nostra cultura. Poi offriamo la possibilità di variare le location dell’evento, vecchi magazzini, vecchi cinema, casa mia, si può scegliere lo spazio più adatto all’esigenza, poi ha tutta la sala a propria disposizione, noi portiamo il necessario e il cliente sceglie e detta i tempi della cena senza limiti di orari, anche di notte se necessario, si può scegliere il menù etc.. un esperienza unica insomma.

 

Quali sono le difficoltà che si possono incontrare nell’apertura di una azienda in Inghilterra?

A me verrebbe più da parlarti delle facilità con cui si può aprire una azienda, si fa tutto on-line in dieci minuti. Noi abbiamo fatto così, poi siamo andati in banca ed in un quarto d’ora avevamo tutte le carte in regola, mi sono registrato la partita IVA on line, pago le tasse da un anno all’altro e sotto le diecimila sterline l’anno non paghi di tasse. Quindi diciamo che dal punto di vista burocratico è davvero una pacchia.

 

Ma qual è la burocrazia da seguire per aprire una attività come la vostra?

Per quel che riguarda i Supper Club c’è ancora un area grigia in materia, per questo si riesce a partire molto facilmente, ma questo agli inglesi interessa poco, a loro interessa che tu faccia girare il denaro, quando poi il tuo giro di denaro comincia ad essere interesse di guadagno anche per loro, allora ti vengono a cercare, noi abbiamo fatto così, organizzando cene tra amici e giri di cooscenze, poi, quando abbiamo visto che la cosa funzionava, poco alla volta ci siamo regolarizzati fiscalmente. Oggi abbiamo una società regolarissima in cui paghiamo le tasse, l’assicurazione sui ragazzi che collaborano con noi,  un assicurazione sul cibo, sai lavorare col cibo ha la sua responsabilità, per questo abbiamo tutti i certificati di igiene che ne conseguono.

Quanto può costare a persona una cena per dieci persone a casa mia?

Dando la possibilità di abbinare anche un vino, che come sai il vino qui a Londra ha il suo costo, si può partire da 40/45 pound a persona, ma il prezzo è indicativo, devi pensare che un team viene a casa tua, prepara quattro portate, compresi piatti, bicchieri, servizio, ti pulisce tutto e ti ritrovi la cucina in ordine.

 

Ah, fornite anche piatti e bicchieri?

Si, se necessario, abbiamo il servizio completo per 100 persone.

 

Per una cena romantica a due?

Facciamo anche quello, ovviamente i costi per mettere in moto la macchina saranno maggiori. Ma se mi chiamano vado anche per una persona.

 

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato quando sei arrivato nel 2005 a Londra?

Non molte, sono stato più fortunato di altri, avevo mia sorella che viveva già qui, mi è venuta a prendere in macchina, avevo quindi già dove dormire e la scuola mi iniziava la settimana seguente. Non è stato traumatico.

 

Possiamo definire per molti la città di Londra una città di passaggio?

Sono molti gli stranieri che vengono a Londra per studiare, professionalizzarsi in qualcosa e poi tornare al loro paese di origine, spesso per questo è difficile instaurare rapporti duraturi, ho un sacco di amici e persone che frequentavo che oggi non vivono più a Londra, si in molti casi si può definire una città di passaggio.

 

 

 

Una difficoltà nella tua impresa?

L’unica forse può essere la ricerca di uno spazio. Allo stato in attuale avremmo bisogno di un luogo dove lavorare e lasciare le attrezzature, ma gli affitti qui a Londra sono davvero alti e non è facile trovare quello giusto.

 

Hai mai pensato di tornare in Italia e continuare questo business?

Sinceramente no, è un idea nata a Londra, abbiamo fatto tanta fatica a farci conoscere ed avere la nostra credibilità, è un qualcosa legato molto più al territorio.

 

Ma è business che può funzionare in Italia?

Sicuramente si, conosco società italiane che lavorano bene nel settore. Forse a Londra c’è il vantaggio che certa gente è abbastanza disperata per provare sempre qualcosa di diverso ed avere la possibilità di facilitare la conoscenza di nuove persone. Un problema forse poco sentito in Italia.

 

Tu torneresti in Italia?

Si, ma non ci ho mai pensato seriamente, mi manca ma non poi così tanto, credo di vivere la mia italianità quotidianamente, dalle persone che frequento, a quello che mangio, a quello che penso sono una persona italiana che si è trovato in una città diversa e che mi ha ripagato sotto tanti punti di vista,  torno in Italia molto spesso, ho ancora un sacco di legami, affetti genitori, e amicizie.

 

Cosa ti manca di più dell’Italia?

Forse la schiettezza delle persone, l’essere diretti con le persone, qui ci mettono sempre un sacco di frasi e parecchi minuti a dirti che cosa vogliono davvero, non per ipocrisia anzi, è il loro modo formale e molto educato, e la schiettezza italiana in questo caso mi manca.

 

Cosa deve sapere un giovane italiano prima di venire a vivere a Londra?

Non mi sento di fare raccomandazioni diverse per Londra a differenza di altre città.  La dimensione della città è una cosa che spaventa molto le persone arrivate da poco, non esiste il “vado a casa un minuto vediamo dopo” o vedersi allo stesso bar per l’aperitivo, è una città in cui tutti hanno sempre qualcosa da fare, per cui si esce un po dalla visione del “gruppo” e si vive la città più indivivualmente. Forse un giovane che ha appena finito gli studi, ed è abituato ad essere circondato da affetti potrebbe trovarsi fuori posto all’inizio.

 

Una curiosità su questa città?

Che è bellissimo girare in bici, ancora più la notte ed è davvero emozionante. Io vivo in bici.

 

Se dovessi per un giorno prendere il posto del sindaco Johnson, cosa faresti?

E’ un sindaco che fa molto, e ha fatto molto per la ciclabilità della città, proseguirei sull’ampliamento di questo progetto, cosa che comunque sta facendo.

 

 

Ho seguito Toto in un affascinante momento italiano del suo lavoro, dove ho voluto raccogliere di lui non solo la competenza professionale, ma qualcosa di più personale sulla sua esperienza di vita inglese, sperando possa essere di aiuto a molti followers italiani che seguono il nostro blog e meditano su un esperienza in Inghilterra. Impegnato nella preprarazione artigianale, nella cucina del 41 Portland Place, dei ravioli al castelmagno, con acqua di crescione, tartufo nero e rapanelli sottaceto, come vedrete nella clip, ci ha dato la possibilità di capire quanto sia importante il prodotto italiano, così ricercato in tutto il mondo e che se non fosse per persone che hanno determinazione e costanza nel sventolare con orgoglio la nostra bandiera rischieremo di farci portare via.

La tranquillità e la felicità con cui Toto ha avuto modo di inserirsi nella città londinese, gli ha permesso di conoscere Eleonora, una ragazza di Treviso con cui condivide la passione per il mestiere, nonchè l’orgoglio italiano e che, quando è libera dal suo lavoro, aiuta Italian Supper Club nelle vesti di cameriera, il mestiere che la vede impegnata qui a Londra e che svolge con passione.

La passione, la condivisione di tanti momenti, sicuramente non facili in questa città, la voglia di proseguire a Londra un futuro, li vedrà sposi a maggio proprio qui, in Inghilterra. E noi, del team italianilondra.net auguriamo davvero infinita felicità a Toto ed Eleonora, due italiani che di Londra ne hanno saputo ottenere il meglio su cui costruiranno le basi per un futuro ancora più grande, ancora più italiano.

Se volete saperne di più, ecco il link al sito di Italian Supper Club.

 

Martino Serra

 

 


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