Laura è una ragazza italiana di 24 anni. La sua grande passione? Il cinema; il su sogno di sempre? Lasciare Bergamo, la città in cui è cresciuta, per vivere a Londra, la città che ama. Non è da tutti riuscire a portare avanti le proprie aspirazioni con tanta determinazione e convinzione, nonostante possano apparire inarrivabili. Ma Laura non sembra proprio il tipo di persona che si lascia intimorire alle prime difficoltà. Ha inseguito quel desiderio come un predatore affamato, correndo fino in fondo. E adesso? Adesso studia cinema presso la London Film School, nella città che ha sempre sognato. E non ci siamo lasciati sfuggire l’opportunità di intervistarla!
- Ciao Laura, quali erano le tue aspettative prima della tua partenza per l’Inghilterra? Quali sono le tue sensazioni ora, ti ritieni soddisfatta?
Assolutamente. Ovvio che il salto sembra impraticabile: trasferirsi è costoso e burocraticamente noioso. Ma la verità è che mi aspettavo che mi sarei trovata relativamente bene dopo un lungo periodo di assestamento, e invece l’assestamento è durato quattro giorni, e il seguito è stato un crescendo di belle sorprese, lavorative e personali. Dato che non può sempre andare tutto così bene, mi aspetto che da un momento all’altro avvenga la CATASTROFE, ma per il momento tutto bene grazie.
- L’impatto con la realtà londinese: cosa ti ha colpito subito della City? E qual è invece il suo lato nascosto che hai imparato a conoscere con il passare del tempo?
Vivere in una città, lo sanno tutti, è molto diverso da “vivere una città” per un breve periodo di tempo. Andare in vacanza in una città è un po’ come avere un’amante: profuma sempre di buono e, santo cielo, che ricordi fantastici. Vivere in una città è tornare a casa da tua moglie: spesso non si depila. Dover pagare le bollette, trovarsi con un occhio pugnalato da un’unghia sconosciuta in metropolitana (storia vera), non avere un’estate (storia vera), sono tutti fattori che scollano un po’ dal Primo Impatto Esotico di una città in cui non vivi. Però l’hai sposata perché è molto meglio di qualsiasi altra cosa. (O magari per interesse dato che è ricchissima, ora non entriamo nei dettagli).
Cosa non è cambiato: al supermercato, compro sempre i blocchettoni di formaggio che sa di tappo bruciato di Bic.
- Perché la scelta di Londra come città in cui vivere?
So che è la cosa più banale che esista su questa terra, ma è una questione di principio nei confronti di me stessa a quattordici anni. È più che altro testardaggine. (E il fatto che stavo invecchiando). Seguire i propri sogni di adolescenti in genere è sconveniente, e non lo consiglierei a nessuno, ma per ora ha funzionato.
- Com’è strutturata la tua giornata-tipo, di cosa ti occupi?
La scuola è letteralmente a tempo pieno. Nel senso che, nei periodi più intensi, richiede la nostra presenza anche di sabato o domenica, anche fino a mezzanotte. Quanto ad agosto, la mia giornata-tipo consisterà nel rimanere sdraiata a letto a mangiare vaccate. Il resto del tempo, collaboro con alcune riviste italiane come redattrice e traduttrice
- Quanto ritieni importante questa esperienza dal punto di vista lavorativo? Pensi che Londra ti possa offrire un maggior numero di possibilità per il futuro rispetto a quelle che avresti in Italia?
Lo spero. Non escludo la possibilità di tornare in Italia per lavoro, ma naturalmente l’idea di rimanere qui è allettante. Più possibilità per il futuro? Idealmente, sì. Ma la verità è che, hey, c’è moria di posti di lavoro anche a Londra. Per quanto riguarda il mio campo, Londra non è certo New York o Los Angeles, né l’Inghilterra è l’industria cinematografica più florida che si ricordi, ma è seria e rigorosa nei metodi, e come realtà europea offre, specialmente per i mestieri più tecnici (da montatore, a operatore, a direttore della fotografia…) sbocchi lavorativi molto concreti.
- Che consiglio daresti a un ragazzo o una ragazza che stia pensando ad un’esperienza lavorativa o di studio a Londra?
Trovate casa con molto anticipo. Cercate un medico non appena vi trasferite. Divertitevi.
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Ringraziando Laura per la sua disponibilità e simpatia, le faccio il mio migliore “in bocca al lupo” per i suoi prossimi ciak. Per dirla all’inglese, “break a leg”! Non letteralmente…
Luca Cattaneo